Pochi giorni fa, mettendo in ordine file di vecchi hard disk, ci siamo imbattuti per caso in alcune foto della nostra prima lettiera.
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Non vi nascondiamo che rivederle ci ha emozionati, soprattutto perché ha richiamato tanti ricordi alla memoria e rivedersi dieci anni più giovani, fa un certo effetto. Abbiamo deciso di condividere questa storia, perché vogliamo rivivere con voi il percorso che ci ha portati ad essere quelli che siamo oggi.
Tutto è iniziato per “colpa” di un ragazzo, Giuseppe, che voleva allevare lombrichi, perché aveva visto un documentario in televisione che descriveva il ruolo importante che questi anellidi rivestono all’interno del suolo, nell’ecosistema naturale e che in America già da decenni venivano allevati per la produzione del “black gold”, l’oro nero, l’humus di lombrico.
Questa frase letta nel 2010 sembrerebbe tratta da un romanzo di Kafka, soprattutto perché questo desiderio era espresso da un ragazzo che frequentava il quarto ginnasio, completamente alieno a questo mondo. Il primo problema si è presentato nel palesare questa volontà a suo padre Eustachio, il quale, avendo condotto studi di agraria, si era subito dimostrato scettico. Dopo un tira e molla durato mesi, coinvolgendo anche lo zio Pasquale, finalmente Eustachio ha acconsentito alle richieste pressanti del figlio, comprandogli per Natale un metro quadro di lettiera.
A detta del venditore, in quella lettiera sarebbero dovuti essere presenti duecentomila lombrichi, e alla consegna, dopo la constatazione della presenza di pochi esemplari, il soggetto si è giustificato parlando di piccoli e di uova, che di lì a poco si sarebbero schiuse. In questa circostanza abbiamo commesso il primo errore dettato dall’inesperienza: ci siamo resi conto che eravamo stati raggirati, poiché i numeri prospettati dal venditore non erano veritieri. Abbiamo quindi compreso che le lettiere non rappresentano un’unità di misura e che i lombrichi vanno venduti a peso. Abbiamo approfondito questa tematica nell'articolo "i lombrichi vanno venduti a peso e non a lettiera"
Dalle ricerche effettuate in rete, si apprendeva ben poco circa la lombricoltura e le informazioni a riguardo erano errate e contrastanti: basti pensare che lo strato di letame sul quale venivano posti i lombrichi era alto 15 - 20 cm e sullo starter di lombrichi venivano apposti altri 10- 15 cm di letame. Inoltre, l’irrigazione era un optional, infatti l’importanza dell’umidità non era affatto tenuta in considerazione. Quando in primavera siamo andati a raccogliere l’humus che i lombrichi avrebbero dovuto produrre, come suggerito in rete, ci siamo resi conto che era presente uno strato basale di 10 - 15 cm di letame non mangiato dai lombrichi. Ed è stato allora che abbiamo capito di aver commesso diversi errori.
Il primo humus di lombrico prodotto, in piccola quantità, perché sia i lombrichi erano in numero esiguo sia perché la gestione della lettiera era errata, è stato testato solo su una pianta di Aloe arborescens. La pianta in questione, dopo essere stata concimata con l’humus, ha avuto uno sviluppo eccezionale. Ciò ci ha portato a riflettere circa le potenzialità dell’humus di lombrico. Per testare se i risultati ottenuti con la pianta di Aloe fossero riproducibili anche su colture ortive o esclusivamente dovuti al caso, abbiamo iniziato a sperimentare nuove tipologie di gestione della lettiera, dimezzando lo strato di letame iniziale su cui porre i lombrichi. Alla raccolta dell’humus da utilizzare per concimare l’orto autunnale, ci siamo resi conto che lo strato iniziale andava ancora ridotto, poiché un paio di cm alla base non erano stati mangiati dai lombrichi. Le prove condotte sulle ortive hanno dato buoni risultati comparati con altri concimi organici, che utilizzavamo in quanto azienda biologica.
Questi risultati ci hanno convinti ad intraprendere la strada della lombricoltura da reddito, ma per poterlo fare avevamo bisogno di incrementare i metri quadri di lettiere destinate alla produzione di humus ed eravamo consapevoli che ci sarebbero serviti grandi quantità di lombrichi per poter partire. Essendo stati raggirati, dato che sul mercato si vendevano i lombrichi solo a lettiere, con “milioni di piccoli e uova”, e non avendo molta scelta tra i “lombricoltori”, che avevano, tra l’altro, alcune recensioni negative, abbiamo deciso di fare tutto da soli.
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