Visto che si avvicinava il periodo invernale, abbiamo adibito una stanza della casa di campagna, dotata di camino, ad incubatrice per la riproduzione dei lombrichi.
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Prima parte dell'articolo.
Ricreando le condizioni ottimali per l’accoppiamento dei lombrichi riportate in rete, ci siamo resi conto di aver commesso un altro errore, infatti i lombrichi in eccedenza posti nelle lettiere all’aperto, a temperature decisamente inferiori, alle quali secondo i “guru” della lombricoltura, sarebbero dovuti andare in letargo, si riproducevano tranquillamente.
Questo ci ha fatto capire che sul fatto che i lombrichi andassero in letargo erano state scritte altre informazioni errate. Più volte abbiamo riportato su alcuni forum questa inesattezza e le persone che allora ci prendevano in giro, adesso pubblicano articoli in cui si vantano del fatto di aver “scoperto” che i lombrichi non vanno in letargo, era ora!
Inoltre, una pratica fortemente consigliata all’epoca, ma utilizzata molto anche ora, era quella di realizzare il cosiddetto “cappotto”, ovvero porre all’inizio della stagione fredda uno strato di 40-50 cm di letame fresco in modo tale da indurre la fermentazione e generare calore con cui proteggere i lombrichi dal gelo. Alcuni, oltre al letame, apponevano anche uno strato di paglia, non alimentando la lettiera fino alla primavera successiva, dove, alla vista dei lombrichi in superficie riprendevano l’alimentazione “a calendario”.
In agricoltura intervenire “a calendario” vuol dire realizzare concimazioni, trattamenti antiparassitari e anticrittogamici ad intervalli di tempo regolari, senza un raziocinio, senza che ce ne sia effettivamente bisogno. Nella lombricoltura avviene esattamente la stessa cosa, si alimentano le lettiere senza che la matrice organica distribuita in precedenza sia stata mangiata completamente. Questo comporta la formazione delle classiche “lettiere a lasagna”, dove al pari del gustoso piatto culinario, si formano degli strati di letame inframmezzati a quelli di vermicompost, ottenendo un prodotto di scarsa qualità che non può essere definito humus di lombrico.
La scelta di partire in modo autonomo si è rivelata molto audace, ha portato via molto tempo, molta fatica, molto studio, ma ha dato i suoi frutti e ci ha spinti sempre a migliorare, a non fermarci e a sperimentare, principi che ancora seguiamo.
Per alcuni anni abbiamo pensato esclusivamente a far riprodurre i lombrichi per aumentare le superfici a lettiere, in questo tempo abbiamo impiegato il vermicompost nei nostri terreni, non in tutti, provandolo su più colture, erbacee e arboree, sostituendolo al concime organico che usavamo, poiché azienda biologica. In quegli anni non esistevano ancora né il nostro sito web, né la pagina Facebook, né i corsi di lombricoltura, né le vendite di lombrichi e humus, ma c’eravamo solo noi e i nostri lombrichi.
Convinti di aver acquisito una notevole esperienza nella lombricoltura, abbiamo commesso un errore che ci ha portati alla perdita di una lettiera ben avviata: abbiamo alimentato una lettiera di 200 m2 con letame che, sebbene al colore si presentasse scuro e non emanasse né odore di ammoniaca né di letame fresco, non era stabilizzato.
Potete immaginare come questo evento ci abbia fatto molto riflettere, perché pensavamo di aver raggiunto livelli tali di esperienza da non commettere più un errore del genere. Abbiamo inoltre capito che, quando aumentano le superfici delle lettiere, bisogna modificare di volta in volta la gestione dell’intero allevamento, dalla gestione del letame alla produzione dell’humus di lombrico. Infatti i problemi che si presentano quando si hanno 100 m2 di lettiera a pieno regime, sono diversi dai problemi che si palesano a 500, 1000, 2000 o 5000 m2 e richiedono approcci e soluzioni diverse.
Ad oggi, tranne noi, non c’è nessuna azienda che abbia raggiunto tali superfici di lettiere, densità di lombrichi e volumi di humus prodotto, perciò i problemi che si presentano con quasi 10 mila m2 di lettiere, di fatto, possiamo risolverli solo noi, avendoli già superati quando si sono presentati.
La svolta per la nostra azienda è avvenuta nel 2015, quando abbiamo partecipato ad un concorso per start up promosso dalla Regione Basilicata, ma ve lo racconteremo nel prossimo capitolo.
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